EmmeBi Attached

Gli allegati di EmmeBi Blog: articoli tratti da Il Foglio, GQ, LINK Magazine, Rolling Stone, AD, Vanity Fair e Style Magazine del Corriere della Sera.

Saturday, February 26, 2011

 
Se mi lasci ci guadagno
Per fare una reunion milionaria, ci vuole, prima, lo scioglimento. Che piace sempre a più band, dai White Stripes in poi. E non è un funerale, anzi.

Vanity Fair - 2 marzo 2011

Prima i White Stripes, poi gli LCD Soundsystem e, ma non ancora confermato, Gorillaz: nelle ultime tre settimane hanno annunciato il loro scioglimento.
I White Stripes, inattivi da circa tre anni, hanno comunicato lo scioglimento tramite un messaggio ai fan sul loro sito e, improvvisamente, due loro vecchi dischi sono balzati in testa alle classifiche inglesi, come pure il loro documentario live è diventato il dvd musicale più venduto su Amazon.uk. Gli LCD Soundsystem, band dance di culto e di nicchia, grazie alla loro rottura riusciranno a riempire quest'estate il Madison Square Garden di NY per il loro ultimo concerto (i loro sold out finora si limitavano a piccoli club). Anche i Gorillaz riusciranno a inventare qualcosa per “celebrare” il loro addio.
Se è vero che oggi la musica si vende solo attraverso gli “eventi”, si può allora ipotizzare che lo scioglimento, in questi tempi di crisi discografica, possa essere un'efficace mossa di marketing per monetizzare nel breve periodo.
Anche perché poi ci sono le reunion, che spesso si dimostrano ancor più convenienti. Non è un caso che oggi il video musicale più venduto nella storia sia quello che testimonia il tour della reunion degli Eagles (“Hell Freezes Over” del 1994 - 2 milioni vhs e dvd venduti).
Ecco chi, da un addio (o da una reunion), ci ha guadagnato.

SCIOGLIMENTI VANTAGGIOSI

1982 THE WHO Il loro Farewell Tour (Tour d'addio) di 42 date in Uk e USA registrò sempre il sold out. 1,2 milioni pubblico complessivo (si riformarono poi nel 1996)

1986 WHAM Concerto sold out The Final a Wembley (100.000 persone) e disco The Final #1 Giappone, USA, UK, Europa (10 milioni di copie vendute)

REUNION CONVENIENTI
2006 TAKE THAT (si erano sciolti nel 1996) il disco Beautiful World raggiunge il top delle UK charts. 2,5 milioni di copie vendute, di cui 400.000 solo la prima settimana.

2007-2008 THE POLICE
(si erano sciolti nel 1984) The Police Reunion Tour. 3,7 milioni biglietti venduti, $358milioni di incasso. E' il terzo tour che ha incassato di più in assoluto.

Monday, February 14, 2011

 
I LOVE YOUTUBE

Nel giorno del suo sesto compleanno e della festa degli innamorati, il racconto di un amore virtuale

GQ.COM
Sono innamorato da più di quindici anni della donna con cui vivo e che ho sposato, e non sarà certo un evento consumista a farmelo ricordare. Invece oggi vorrei celebrare un amore diverso che ho verso una cosa virtuale che mi diverte, mi informa, mi aiuta nel lavoro e mi fa perdere - piacevolmente - un sacco di tempo da circa sei anni.
Già, sei anni fa, proprio il giorno di San Valentino, nasceva YouTube, il sito che i tecnici definiscono freddamente “un sito di hosting gratuito che consente la condivisione di video”, ma che per me (e immagino anche per molti di voi) è molto, molto di più.
Di solito quando si parla di un amore verso qualcosa o qualcuno, si ricordano tutte “le prime volte”: con YouTube invece la passione è stata così travolgente da avermi offuscato la memoria.
Ricordo però abbastanza bene che era un fine settimana di primavera, fuori c'era il sole, quelle giornate che in gergo vengono chiamate “anticipo d'estate”, una di quelle che, naturalmente, ti catapultano fuori da casa.
Attraverso un blog americano vengo a conoscenza di questo sito che raccoglie video di ogni tipo, sopratutto videoclip musicali di ogni tipo e genere. Avere a disposizione un infinito video juke box da poter selezionare, per me che sono nato musicalmente con Videomusic, era il sogno di una vita. Risultato? La famiglia e gli amici mi hanno aspettato fuori invano. Sono rimasto “catubato” fino all'ora di cena e poi il giorno dopo ancora.
Le cose funzionano così: tu inizi il gioco, inserendo il nome di qualcosa/qualcuno che desideri vedere. Ma poi è lei (YouTube) a condurre il gioco. La cosa drammatica è il colonnino di destra, quello che elenca gli altri video correlati a ciò che hai appena visto. Ed è da quel punto che la storia infinita comincia.
Ho iniziato con la musica. Ma poi dopo sono arrivati gli spot pubblicitari più belli, i grandi eventi tv del passato, gli sketch comici, i trailer del film appena usciti negli States, i gameplay dei videogiochi, i brevi documentari filmati da videoreporter improvvisati e, proprio per questo, interessantissimi, per non parole di tutto quel sottobosco di video virali e parodie varie.
E chi si stacca più. Questo è amore vero, altroché.
E poi c'è sempre stata – almeno all'inizio – quella sensazione di amore clandestino, di fare qualcosa di illegale: alla fine vedevi dei video o pezzi di tv che, in un mondo normale, avresti dovuto pagare per guardarli.
Oggi YouTube mi dà la possibilità di vedere quello che mi sono perso il giorno prima. Stamattina, ad esempio, mi sono svegliato e sono andato a vedermi i video più belli della serata dei Grammy tipo questo o questo), il goal di ieri e qualche documento dalle piazze italiane . E' quella che gli esperti chiamano snack tv, ovvero la nuova esperienza di visione della tv, frammentata, differita e personalizzata.

Mi viene chiesto quali sono stati i miei video preferiti. E che ne so! Ho passato con YouTube così tanti momenti, intensi, belli, divertenti, a volte anche commoventi che i ricordi si accavallano e si confondono. Leggo in giro che c'è una classifica dei video in assoluto più cliccati: al primo posto c'è il finale di High School Musical 2 , al secondo una clip dell'inguardabile Celine Dion  e poi un video freak di un povero corpo con due teste  .
Video che non avevo mai visto prima
L'amore è bello perché è vario.


Friday, February 11, 2011

 
Così le volpi della Nokia provano a resistere alla cavalcata di Apple e Google

Il Foglio - 11 febbraio 2011


Nell'aspra lotta per il controllo del mercato degli smartphone, tra i due litiganti, Apple (con iPhone e il suo sistema operativo) e Google (con Android e il plotone di marchi che lo supportano) c'è un terzo player, un tempo regnante, che non gode affatto. Si tratta di Nokia. La Nokia che ha inventato lo smartphone, la stessa che ha introdotto per prima il sistema delle applicazioni (Ovo), la prima ad aver rivendicato che uno smartphone poteva essere un personal computer. Insomma, la leader indiscussa del mercato della telefonia cellulare su tutti i fronti: entry level, fascia media e prodotti innovativi.
La scorsa settimana sono usciti i dati definitivi dell'ultimo quarter del 2010 e hanno rivelato una caduta in picchiata della market share. A fine 2009 la quota di mercato di Nokia era del 39%, come pure alla fine del secondo quarter (Q2). In sei mesi lo share è sceso di ben 11 punti percentuali. Il motivo non è contabile e neppure un errore di distribuzione. Che cosa è successo, allora? Principalmente Nokia ha completamente perso il treno degli smartphone.
Nella seconda metà del 2000 Nokia era riuscito a far uscire dal mercato una serie di competitor quali Siemens, Motorola, Philips e Panasonic che non avevano l'affidabilità e la durevolezza dei prodotti del marchio finlandese. Poi nel 2006 arrivò iPhone, innovativo e dall'uso intuitivo, e iniziò a rosicare quote di mercato del mercato premium poi, negli ultimi due anni grazie al sistema operativo Android, altri marchi come LG, Samsung e Sony Ericsson hanno iniziato a realizzare innovativi smartphone su varie fasce di mercato, mentre Blackberry ha continuato a presidiare il mercato business.
Nokia nel frattempo ha completamente sbagliato quello che doveva essere il suo prodotto icona (l'N97) pieno di imperfezioni, ha insistito a lavorare su un proprio sistema operativo - il Symbian, inadatto ai prodotti touch odierni – e ha sviluppato una propria costosissima piattaforma per contenuti e applicazione (Ovi store, che oggi in parte è fallito). Insomma Nokia ha continuato a operare contemporaneamente su tre fronti – innovazione, basso prezzo, e affidabilità - giocando da leader solitario, quando invece il mercato richiedeva concentrazione solo su uno o due specifici parametri e sopratutto richiedeva consorzi e piattaforme comuni. 

Tutto questo ha fatto perdere credibilità e fiducia nella testa del consumatore medio che oggi non vede più Nokia come marchio innovativo: tale perdita di immagine si è sedimentata e infine concentrata sui dati di vendita degli ultimi sei mesi e che, verosimilmente, si estenderà anche nei prossimi quarter. Dopo aver licenziato duemilaquattrocento tecnici di Symbian, le ultime notizie danno un'alleanza strategica con Microsoft, altro marchio che negli ultimi anni non è mai riuscito a penetrare nel mercato della telefonia, per la realizzazione di nuovi modelli, ma il Financial Times non esclude anche una possibile e sorprendente apertura con Google Android.

Thursday, February 10, 2011

 
Kubrick + King terrore al quadrato
Trent'anni fa usciva Shining, versione cinematografica diretta da Stanley Kubrick dell'omonimo romanzo di Stephen King. Il rapporto tra i due, personalità forti e dominanti, non fu dei più sereni ma il risultato è comunque uno dei film horror più celebri della storia del cinema.

GQ - Febbraio 2011

“The Shining” (da noi “Shining”, senza l'articolo) di Stanley Kubrick uscì in mezzo mondo nel 1980, ma in Italia arrivò nei primi mesi del 1981.
Trent'anni fa.
Nel film Jack Nicholson interpreta la parte di Jack Torrance, un ex insegnante con velleità da scrittore che si fa assumere, insieme alla moglie Wendy (Shelley Duvall) e al figlio di 7 anni Danny (interpretato dall'esordiente Danny Lloyd, scomparso poi nell'anonimato), come custode di un lussuoso hotel nel Colorado che resta chiuso nel periodo invernale. Torrance viene a sapere dal responsabile dell'albergo di un terribile incidente accaduto sul posto diversi anni prima quando il custode di allora, tal Grady, risentendo probabilmente dell'isolamento e della solitudine, uccise le sue due figlie con un'ascia, sparò alla moglie e infine si fece saltare il cervello con un colpo di fucile. Ma a Torrence questo non disturba, anzi, la solitudine è ciò che cerca, potrebbe portargli quell'ispirazione necessaria per il suo nuovo romanzo, e poi a sua moglie piacciono un sacco i film horror - chissà che risate quando le racconterà questa storia. Torrance dice tutto questo sorridendo, ed è il primo di una lunga serie di sorrisi che, nel corso del film, diventeranno smorfie e poi ghigni satanici.
Il sorriso è il barometro facciale sul quale leggiamo lo stato della sua anima, che sarà sempre più risucchiata dal baratro delle forze oscure che infestano l'hotel. E quel sorriso ha il volto, il naso affilato, la bocca grande e le sopracciglia arcuate di Jack Nicholson. Kubrick ha voluto fortemente l'attore hollywoodiano un po' perché il film doveva fare soldi, dopo il mezzo fallimento commerciale del precedente Barry Lindon, un po' perché aveva bisogno di caratterizzare fortemente il personaggio fin dalle prime inquadrature, e per farlo c'era bisogno di quella faccia lì. Stephen King, ad esempio, avrebbe preferito il volto più normale da “everyday man” - si fa per dire - di Jon Voight.

Il maestro e il re del terrore

Come tutti i film di Kubrick anche Shining era tratto da un libro, e questa volta l'ispirazione era stata data da colui che, negli anni successivi, diventerà il “Re del Terrore”. The Shining (in Italia tradotto con “Una splendida festa di morte”) è il romanzo di King uscito nel 1978 dopo il successo di “Carrie lo sguardo di Satana”, anche questo reso celebre dal film di Brian De Palma. Il rapporto tra i due, personalità forti e dominanti, ovviamente non fu dei più sereni e a tal proposito c'è una lunga aneddotica: si racconta che Kubrick telefonasse allo scrittore americano nel bel mezzo della notte (il regista viveva a Londra) ponendogli domande a bruciapelo sulla propria fede e sulle proprie ossessioni.
“Kubrick non voleva fare una storia horror convenzionale” racconta Diane Johnson, la scrittrice che adattò insieme a lui il romanzo di King. “Lui era interessato al lato psicologico, desiderava capire l'origine della paura e del Male. Quando comprò i diritti della storia chiese sopratutto la possibilità di cambiarla drasticamente”.

Una macchina senza motore

Stephen King in effetti non fu molto soddisfatto del risultato finale e ha più volte dichiarato che “il film è come una bellissima macchina, ma senza motore”. Le differenze con il libro sono molte e non solo nella narrazione – la tormentata storia di Torrance quando era insegnante, i cespugli a forma di animale che si animano, il finale - quanto nell'approccio e nelle finalità. King guardava più al sovrannaturale, Kubrick invece si volle concentrare sopratutto sugli uomini.
Racconta Kubrick in una delle sue rare interviste concesse per la promozione del film “Leggendo il romanzo, ho avvertito in modo costante che King stava cercando di spiegare perché erano successe tutte quelle cose orribili, un metodo che credo sia sbagliato, perché la forza principale della storia risiede nella sua ambiguità”.
Proprio qui sta la chiave. L'ambiguità è il suo punto di forza. Il disagio nasce quando i conti non tornano, quando si avvertono incongruenze. Il vero orrore, inteso come emozione forte, sta proprio nel non spiegato, nel non sapere cosa sta succedendo, nell'avvenimento imprevisto. In effetti Kubrick non ha mai cercato la realtà nelle sue pellicole che per questo si possono analizzare più come opere d'arte che come semplici film. In Shining, in particolare, viene messo in discussione il concetto stesso di tempo cronologico che, a un certo punto, collassa.
Per far crescere questo senso di disagio, Kubrick gioca con i sensi dello spettatore. Lo fa con la musica attraverso il “Dies Irae” di derivazione gregoriana, con i silenzi e le dissonanze di Bela Bartok che diventano una sinfonia della paura umana; lo fa con la luce fredda del neon e con l'illuminazione delle cose, spesso contraria a come naturalmente dovrebbe essere. E infine lo fa con gli spazi sterminati, sia interni sia esterni, che inducono a una sensazione di smarrimento, di assenza di controllo (per non parlare poi del labirinto della scena finale).
In fondo Kubrick non gioca sul terreno facile dello stereotipo visivo del cinema horror: l'Overlook Hotel è un bell'albergo, non fa paura come il Bates Motel di Psycho o la casa di Amityville Horror. Alla fine nessuna visione sanguinolenta, nessun corpo in putrefazione è tanto spaventoso come il momento in cui Wendy getta un'occhiata al romanzo su cui Jack sta lavorando e scopre che si tratta di risme di carta su cui c'è scritta una sola frase, "Il mattino ha l'oro in bocca," ripetuta in infinite variazioni tipografiche. La vista della frase ripetuta senza fine è un autentico colpo da maestro, la perfetta rappresentazione della creatività frustrata che si trasforma in pazzia, e basta questo a spiegare il desiderio omicida senza dover ricorrere alla possessione di putride creature provenienti da un maligno gorgo temporale.

Ossessione Kubrick
Shining è un film che non dimostra i suoi trent'anni, e questo grazie anche alle tecniche di ripresa. Come direttore della fotografia Kubrick chiamò Garreth Brown, l'inventore della Steadycam, un'apparecchiatura che tramite un sistema pneumatico permette una perfetta stabilizzazione della macchina da presa senza uso di carrelli. Proprio per realizzare le veloci panoramiche richieste dal regista, Brown produsse un nuovo modello, che viene usato tuttora. Il risultato è ancora oggi straordinario: la macchina da presa si muove come un fantasma, sfrecciando e penetrando lo spazio dietro il triciclo di Danny, indietreggiando insieme alla spaventata Wendy, scivolando accanto a Torrance barcollante nei corridoi, e seguendo rapidamente la fuga nel labirinto innevato.
Kubrick è famoso per la sua ossessiva attenzione ad ogni dettaglio (controllava tutte le versione doppiate nelle lingue straniere e si complimentò personalmente con Giancarlo Giannini per la voce data a Nicholson) e, sopratutto, per il numero di ciak ripetuti per ogni singola scena, mediamente cinquanta.
Racconta John Baxter, biografo di Kubrick “Nei primi ciak, Nicholson fa un'interpretazione regolare, allora Kubrick dice 'bella, falla di nuovo'. E allora lui la recita in modo stravagante, e poi più stravagante ancora. Poi dopo circa dodici ciak inizia a trattenersi. E Kubrick continua a far ripetere. Così Jack comincia a stancarsi e si mette a fare cose pazzesche, fa le smorfie, ulula, grida. Le scene di pazzia di Jack Nicholson specialmente quella con l'ascia in mano sono solitamente quella del 27°, 29° ciak. Ma per ottenerle erano necessarie anche tutte le altre. Non si può dire a un attore, anche bravissimo, “Ciak uno. Ora sei pazzo”. Bisogna farcelo diventare”.

I tributi al film
La grandezza di un film la si misura anche con la capacità di influire sulla cultura pop. Le citazioni delle scene e i tributi a Shining sono tantissimi: dai video dei 30 seconds to Mars e Slipknot ai testi di Caparezza, dai Simpson ai film Pixar (in Toy Story la moquette dell'ingresso della casa del bambino cattivo Sid ha lo stesso motivo optical dei corridoi dell'Overlook Hotel).
“Con Shining Kubick ha appena ultimato il film horror definitivo, qualcosa che farà sembrare L'Esorcista una sorta di Gianni e Pinotto contro Belzebù” scrisse il New York Times all'uscita sugli schermi. Shining è un film ipnotico, non puoi smettere di guardarlo e riguardarlo: un horror epico, che sta agli altri horror così come 2001: Odissea nello Spazio sta agli altri film di fantascienza o Full Metal Jacket ai film sulla follia della guerra, guarda caso tutte opere di Kubrick.
Un capolavoro che non si dimentica.

Tuesday, February 08, 2011

 
Come i nuovi spot Chrysler spiegano la rivoluzione Marchionne

Il Foglio - 8 Febbraio 2011


Area industriale, ciminiere fumanti, immagini mosse, un cartello della highway che indica la zona nord di Detroit. E poi una voce fuori campo “Ho una domanda da porvi. Cosa c'entra questa città con il lusso? Cosa può saperne di cose raffinate una città che ha fatto un viaggio andata e ritorno all'inferno?”.
Questo è l'inizio dello spot di due minuti voluto fortemente da Sergio Marchionne per il ritorno sulla scena di Chrysler. Lo spot è stato trasmesso domenica sera all'inizio del break del terzo tempo del SuperBowl, in pratica il più grande evento mediatico (televisivo, sportivo, pop) degli Stati Uniti visto da 140 milioni di spettatori e, in un certo senso, anche globale.
Il viaggio dello spot intanto continua, attraverso i sobborghi della città verso il centro; viene inquadrato il celebre murales di Diego Rivera sulla catena di montaggio fordista esposto al Detroit Institute of Arts e intanto la voce fuoricampo racconta storie di fatica, acciaio e duro lavoro.
Lo spot è stato realizzato dalla Wieden + Kennedy - ovvero l'agenzia più creativa al mondo, quella che ha fatto diventare Nike un brand di culto e che ha realizzato il fortunato restyling della Coca-Cola - ed è la prima volta che negli ambitissimi break del Superbowl viene programmato uno spot di due minuti (solitamente la durata standard è di 30”).
La musica sale e pulsa - il pezzo è Lose Yourself di Eminem, premio Oscar di “8mile” il primo lungometraggio hollywoodiano girato interamente nella città di Detroit - ed è proprio Eminem alla guida della macchina (una Chrysler 200) che sta guidando verso il centro. La voce, con l'enfasi retorica del caso, fa riferimento alla crisi industriale che si è abbattuta anni fa e prende le distanze dalle altre città nordamericane come New York e Seattle.
Pare che per questo spot Eminem abbia chiesto un milione di dollari e che la pianificazione sia costata circa nove milioni (per un trenta secondi la tariffa della concessionaria Fox si aggirava tra i 2,5 e i tre milioni di dollari).
Eminem entra dentro il Fox Theatre dove c'è un coro gospel che prova le musiche di un immaginario spettacolo dal titolo “Keep Detroit Beautiful”, il rapper raggiunge il palco e pronuncia le uniche sue parole “Questa è Motor City, questo è quello che sappiamo fare” cui fa seguito il geniale claim pubblicitario “Chrysler 200: importata da Detroit”.
Un gran bella costruzione retorica, una lettera d'amore verso una città e un'industria: in queste ore lo spot è in assoluto il più cliccato su YouTube insieme a quello (divertentissimo) di Volkswagen e del bambino mascherato da Darth Veder. Dopo anni di spot su siti e su brand virtuali, quest'anno al Superbowl è tornata l'industria pesante.
 

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