: articoli tratti da Il Foglio, GQ, LINK Magazine, Rolling Stone, AD, Vanity Fair e Style Magazine del Corriere della Sera.
DVD MUSICALITupac: The Resurrection – Tupac Shakur (Paramount Video)
Some Kind Of Monsters – Metallica (Paramount Video)IlFoglio - 21 Maggio 2005L’industria discografica non sta passando un buon momento e sono le cifre a testimoniarlo: in Italia i dati FIMI (certificati Price WaterHouseCoopers) indicano un calo delle vendite del 7,9%, che si traduce in circa 31 milioni di cd in meno venduti nel 2004. Questi numeri non comprendono però i dvd musicali le cui vendite, in controtendenza, sono cresciute del 55% sul 2003: si tratta ancora di una piccola fetta della torta formata dalle vendite complessive della discografia, ma che è destinata a crescere rapidamente anche in Italia. Il mercato del Dvd musicale ha di recente rivalutato il Rockumentary, ovvero quel tipo di documentario che alterna brani di concerto, biografia, interviste e filmati di repertorio relativi ad un artista rock, genere in voga negli anni ‘70 ma che negli ultimi anni era pressoché scomparso.
Peraltro da qualche anno queste produzioni sono notevolmente migliorate e capita perciò di trovare documentari relativi ad artisti e a generi che un tempo sarebbero rimasti confinati nella stretta cerchia dei fans e degli appassionati ma che, grazie all’eccellente qualità produttiva e registica, iniziano a riscuotere consenso sia dalla critica che dal grande pubblico. Mirabili esempi sono questi due dvd, usciti anche in Italia, dedicati a due star dell’hip-hop e dell’heavy metal, rispettivamente Tupac Shakur e i Metallica.
Pur diversi nella narrazione e nello stile, entrambi i dvd raccontano storie di perdizione, di autoanalisi e di redenzione cercando di sfuggire dallo stereotipo retorico della vita da rockstar.
"Tupac: a resurrection" ripercorre la vita del rapper Tupac Shakur attraverso interviste e filmati che testimoniano le varie tappe della vita artistica e personale di 2Pac (questo il suo tag nell’alfabeto hip-hop) dagli esordi ai clamorosi successi nella musica e nel cinema, dagli arresti per abusi sessuali alla morte violenta avvenuta a soli 25 anni a seguito di una sparatoria a Las Vegas nel 1996.
La cosa straordinaria (da qui il titolo) e, nello stesso tempo, sconvolgente è che il tutto viene narrato dalla viva voce del rapper, persino la sua morte violenta. Il regista Lazin è venuto in possesso, grazie anche alla madre di Tupac ex-attivista delle Black Panther e produttore esecutivo del film, di un vasto repertorio audio e video e l’impressione finale è che il rapper stesso abbia contribuito di persona alla produzione del film. Il voice-over di 2Pac che pronuncia le frasi "Mi hanno sparato" e "Sono sorpreso ma sono felice" su immagini di nuvole celesti, in realtà si riferisce ad una precedente sparatoria di cui rimase vittima alcuni mesi prima a Manhattan, ma ovviamente il regista le ha usate efficacemente e morbosamente per raccontare la sua morte. Il film, che era candidato quest’anno all’Oscar come migliore documentario, è un seducente ritratto di un personaggio provocatorio e controverso, ma anche profondo e ottimista, che ha rincorso il successo con ogni mezzo necessario ma che, una volta raggiunto, si è fatto sopraffare dal suo delirante fascino.
Grande successo di critica e di pubblico lo ha ottenuto al Sundance Festival anche "Some Kind of Monster", storia dello psicodramma durato due anni e che ha coinvolto il gruppo più importante dell’heavy metal mondiale, i Metallica, durante le registrazioni del loro sofferto disco "St. Anger". Il film originariamente doveva essere un normale "making of" delle registrazioni del disco da usare come materiale promozionale alla sua uscita: a causa però di vari incidenti di percorso quali l’abbandono del bassista, la dipendenza dagli alcolici del cantante James Hetfield, i caos domestici, gli scazzi, le crisi di mezz’età (l’età dei componenti del gruppo è intorno ai 43 anni) che rischiavano di provocare lo scioglimento della band, il documentario si trova a testimoniare questa discesa agli inferi che solo l’intervento di uno psicoterapeuta, le cui sedute e analisi sono fedelmente filmate, riesce a trasformare in happy ending.
Il film - che si fa apprezzare anche da chi non ama il genere heavy metal - è in realtà un sincero, affascinante ed ironico sguardo sull’industria discografica e sullo star system.